Due cuccioli che insieme si trasformano in furie scatenate
Nella mia casa vivono due piccoli esseri, due teneri cucciolotti di 4 e 7 anni che d’estate, complice forse il sole sempre più malato, il buco dell’ozono di cui non parla più nessuno, la temperatura che fa quello che gli pare senza dar più retta alle previsioni dei nostri esperti meteorologi, o il semplice stare insieme più del solito, subiscono delle strane mutazioni.
D’inverno ognuno ha la propria routine, dettata da attività ed orari differenti (con un’organizzazione da parte di mamma e papà su chi porta, prende riprende e riporta che ha del funambolico) e si ritrovano insieme solo dal tardo pomeriggio/sera. Una volta a casa si ignorano, si sopportano, o giocano insieme a seconda di come gli gira fino alla fatidica ora della nanna (che a casa mia, non so perché, non arriva mai).
In questo modo passano le giornate, scorrono le settimane, e nel girare le pagine del loro calendario posso anche appuntare stupita un gesto affettuoso che si sono scambiati o un saluto più caloroso del solito dopo una giornata passata fuori dalla vista l’uno dell’altra.
Va detto, per inciso, che presi separatamente sono assolutamente adorabili, i figli che tutti sognano e vorrebbero avere.
D’estate non è così.
D’estate si trasformano.
D’estate potrei spedirli in Kenya come animali selvatici da ammirare durante un safari.
D’estate gli orari in casa non cambiano perché mamma e papà ancora lavorano (io ho solo due settimane di ferie, lui tre); ci si alza presto dopo aver dormito poco e i pargoli vengono spediti dalla nonna che per doppia fortuna abita vicino, fa la maestra e sta a casa tutta l’estate.
Fortuna per noi ma non per loro, che si trovano a condividere per 3 mesi le loro giornate, a stare insieme 24 ore su 24.
La situazione quotidiana è sempre più o meno questa:
Il piccolo adora la sorella maggiore e vorrebbe essere la sua ombra, fare e copiare tutto ciò che fa lei ma tanto trasporto non viene né condiviso né ricambiato dalla principessa che per l’occasione si trasforma in una delle sorellastre cattive di Cenerentola.
Allora anche lui si adegua e la colma di dispetti che fa passare per piccole disattenzione per poi scusarsi con un Non l’ho fatto apposta.
Lei si altera e passa alle mani.
Lui fa finta di piangere fino a quando lei non viene sgridata o messa in punizione.
Lei si sfoga dicendo che la sua vita era serena e felice fino a quando non è nato lui. Che ora tutto è un disastro e che lei sarà triste per sempre.
La seconda versione, dall’identico risultato, è che lui gioca tranquillo da solo e lei si intromette per spiegargli come deve fare quel gioco, far valere le sue regole, dargli semplicemente fastidio.
Ci sono casi in cui lei è carina con lui, lo coccola e con due moine riesce a fargli combinare, perché la sua intenzione è proprio quella, qualche piccolo disastro, fargli compiere quella cosa che lei non ha il coraggio di fare perché sa che è vietata. Così lui si prende la sgridata e lei si sente soddisfatta.
Tutto ciò accade a intervalli regolari per tutta la giornata fino a quando non vado a prenderli dai nonni, mi inteneriscono il cuore con una corsa folle tra le mie braccia urlando Mamma!, li carico in macchina e… tutto ricomincia: litigano sulla canzone da sentire durante il tragitto, una volta in casa scatta la corsa al posto sul divano e al telecomando (lei non ha ancora imparato che tanto lui dopo due minuti esatti si stufa dia qualunque cosa venga trasmessa e si mette a costruire aerei di carta o a colorare), poco più tardi litigano per chi mi deve aiutare ad apparecchiare la tavola, a cena bisticciano anche se uno finisce prima dell’altra di mangiare.
Questa è la loro estate casalinga.
In vacanza la cosa migliora un po’ma si tratta di una piccola parentesi.
Nonostante questo continuo a pensare che si vogliono bene e a sperimentare modalità e attività per farli divertire insieme. Alcune le ho anche trovate!
Il momento più bello?
Quando spossati e sudati (le docce serali non servono a niente, tanto 5 minuti dopo sono più sudati di prima) crollano addormentati nei loro lettini e io li osservo, le ciglia unite, le bocche appena aperte, le manine abbandonate ai piccoli spasmi dei sogni, quei corpicini così piccoli da riempire di carezze e baci. Poso piano un bacio sulle loro fronti e spengo la luce.