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Il pulmino di Don Vando |
Venerdì scorso, spinta da mia sorella, sono andata con lei ad una messa un po' speciale.
Non so se da voi c'è la stessa tradizione ma qui ogni 25 anni si festeggia il crocifisso della parrocchia e le parrocchie limitrofe portano doni e partecipano ai festeggiamenti che durano diversi giorni, durante i quali il Crocifisso va in processione per le vie e le varie chiese.
La Santa Messa era preceduta da una breve processione che partiva dalla piazza del mio paesino, quello in cui sono cresciuta. All'imbarazzo iniziale nel farmi rivedere sono subentrati un affetto e una tenerezza per tanti volti che hanno costellato la mia infanzia. A tratti ero davvero commossa e ho dovuto trattenere le lacrime.
Volti segnati dal tempo eppure sorridenti, persone con 25 anni in più ma sempre carine con me e i miei fratelli come se fossimo ancora bambini.
Lucia
In attesa che la processione partisse ho salutato Lucia, la vecchia bottegaia, che mi ha abbracciato con gli occhi lucidi e senza i denti davanti. La sua bottega era il fulcro del paese, vendeva anche tabacchi ed aveva il telefonico pubblico. Fuori lo si capiva da questo cartello
Fino a metà degli anni '80 non abbiamo avuto il telefono in casa e quando chiamavano gli zii da Roma partiva la staffetta per avvertirci e farci correre alla bottega, pronti a rispondere alla nuova chiamata interurbana.
La cabina era di quelle insonorizzate, con la porta così pesante che per riaprirla ti ci dovevi appoggiare con tutto il peso, gli interni color nocciola tutti a forellini. Se ti guardavano dal vetro sembrava di rispondere ad un quiz a premi, mancavano solo le cuffie!
Voi ve le ricordate?
Da Lucia ci siamo fatti vere scorpacciate di Girella e Carrarmato. Che buoni che erano.
La bottega, essendo anche bar, era aperta anche la sera fino a tardi e mamma ci spediva a comprare il latte sempre dopo cena, quando si accorgeva che non ce n'era per la mattina successiva.
Da Lucia ci siamo fatti vere scorpacciate di Girella e Carrarmato. Che buoni che erano.
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Immagine presa da www.pagine70.com |
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Immagine presa da www.pagine70.com |
La bottega, essendo anche bar, era aperta anche la sera fino a tardi e mamma ci spediva a comprare il latte sempre dopo cena, quando si accorgeva che non ce n'era per la mattina successiva.
In paese vivevamo liberi, stavamo fuori tutto il giorno e le sere d'estate noi bambini stavamo tutti in piazza a giocare a nascondino o bandiera. Un altro gioco che mi piaceva molto fare con mio fratello più grande ed un suo amico era il "sentiero di guerra" che consisteva nel violare tutte le proprietà private scavalcando reti e cancelli fino ad arrivare alla meta sani e salvi.
Una volta avevo solo il costume addosso e me lo sono giocato sul filo spinato, non vi dico la vergogna!
Crescendo mi sono innamorata di questo amichetto di mio fratello, mamma ha odorato subito la cosa e la sera non mi ha più mandato a comprare il latte. Ero arrabbiatissima e l'accusavo di avermi dato tanta liberta da piccola per poi togliermela da grande, non aveva senso.
Bocciolina
La Bocciolina è un'altra signora mitica del paese, capace di risolvere ogni situazione e correre in aiuto alla mia giovane mamma di quattro pestiferi bambini.
La mattina si era sempre di corsa e se mamma aveva dimenticato di stendere il bucato lo lasciava in un catino fuori dalla porta "cosi la Bocciolina lo vede e me lo stende" ci rispondeva quando le chiedevamo perché.
Mancava il latte, gli odori dell'orto o c'era da farcire un pollo, "vai dalla Bocciolina e chiedi a lei" era la risposta. Mamma la ripagava con mille grazie ed accompagnandola con la macchina quando aveva commissioni fuori dal paese.
Io da che me la ricordo è sempre stata nonna e vecchietta e non mi sembra cambiata in nulla, la sua energia è sempre la stessa ed ora che è bisnonna la riserva ai suoi nuovi nipotini.
Un esempio di affetto puro e di gentilezza più unica che rara.
Il catechismo di Don Vando
Durante la messa un pensiero del vescovo è andato anche a l'unico a non esserci più: il parroco di quando ero bambina. E anche io mi sono persa nei ricordi.
Andavo all'asilo dalle suore e ogni giorno passava di lì Don Vando, il parrocco. Noi bambini gli correvamo incontro e ci attaccavamo ai suoi pantaloni tra strilli e risate. Era molto buono e accoglieva i nostri assalti sempre con gioia.
Per assicurarsi che tutti i bambini del circondario andassero al catechismo si era procurato un pulmino (uguale a quello della foto di apertura) e faceva lui stesso due viaggi al sabato pomeriggio per portarci tutti in chiesa. Durante il tragitto si cantava, si rideva e si scherzava. Con lui era sempre festa, non si è mai arrabbiato. È stato bello ricordarlo.
Erano anni che non tornavo alla mia chiesina (in paese tutti la chiamano così perché è piccolissima), dove sono stata battezzata (in una teca di vetro sono custoditi dei piccoli cuoricini d'argento con i nomi di tutti i battezzati dal primo battesimo del 1925, e c'è anche il mio!) e dove mi sono sposata e anche i luoghi hanno sortito in me infinito affetto e commozione. A distanza ormai di giorni forse non riesco a trasmettere tutti i sentimenti che ho provato venerdì pomeriggio (sono tre giorni che scrivo questo post rubando minuti a famiglia e lavoro) ma è stato toccante e con questi miei ricordi strampalati voglio partecipare all'iniziativa di Ninin Gioco del ricordo.